Varicocele e idrocele: se il dolore al testicolo diventa persistente

Varicocele e idrocele indicano due disturbi che interessano l’apparato riproduttivo dell’uomo, circoscritto ai testicoli. Se il dolore si presenta ripetutamente è opportuno ricorrere ad un consulto specialistico. L’intervento viene eseguito con tecnica microchirurgica

La loro assonanza del suffisso -cele indica la presenza comune di un’infiammazione che tuttavia è dovuta a due fattori ben distinti; un ingrossamento delle vene che trasportano il sangue dal testicolo alle grandi vene dell’addome per la varicocele e un accumulo di liquido nella sacca del testicolo per l’idrocele.

Le cause di entrambi questi disturbi sono nella maggior parte dei casi congenite e spesso non necessitano di un intervento; casi di idrocele presenti alla nascita spesso si risolvono autonomamente entro pochi mesi con il completo riassorbimento.

Diverso il caso per il varicocele nel quale la componente congenita di una ridotta capacità di continenza delle vene testicolari può essere aggravata da una eccessiva attività sportiva (soprattutto per la pesistica) compiuta in giovane età.

Varicocele: quando intervenire

Il varicocele, il cui in intervento viene eseguito con tecnica microchirugica, può essere distinto in “piccolo”, “medio” e “grande”; e può essere notato dal paziente stesso con la presenza di un rigonfiamento, che si presenta al tatto come un ammasso turgido e tortuoso, sulla superficie dello scroto.

In questi casi occorre effettuare un ecodoppler con il quale stimare le condizioni e le probabili degenerazioni dello stadio di varicocele, valutando l’eventuale intervento chirurgico.

Il fastidio che il paziente può sentire, specialmente quando sta in piedi per diverso tempo o quando alza pesi, è da considerarsi un primo segnale di esistenza di un varicocele medio, per il quale è consigliabile rivolgersi ad un andrologo per una visita medica.

L’intervento chirurgico per il varicocele, in regime di sedazione, prevede un’incisione all’altezza dell’inguine o dello scroto, onde poi legare la vena spermatica per interrompere il reflusso del sangue. Esiste anche la possibilità di ricorrere ad una terapia sclerosante con la quale, mediante l’inserimento di un catetere, viene iniettato un liquido di contrasto che farà seccare le vene.

Idrocele: scongiurare il rischio di recidiva

Il trattamento per l’idrocele che prevede l’aspirazione del liquido accumulato nella sacca dello scroto presenta la possibilità di recidiva.

Pur se meno invasiva, l’aspirazione del liquido rappresenta dunque una scelta secondaria rispetto ad un intervento chirurgico che prevede l’eversione della vaginale per facilitare il riassorbimento; questo intervento viene compiuto con anestesia spinale o totale.

I casi di idrocele tuttavia sono spesso di tipo secondario, ovvero determinati da altre cause; una di queste può essere la comparsa di un’ernia inguinale che andrà rimossa il più presto possibile, richiudendo poi il dotto peritoneo vaginale responsabile dell’idrocele.

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