Scopriamo le principali differenze tra idrocele e varicocele

idrocele e varicocele

Due patologie che a volte vengono confuse sono idrocele e varicocele, entrambe a carico del testicolo. É il momento di fare chiarezza su questi disturbi, che colpiscono annualmente una discreta fetta della popolazione maschile.

Idrocele e varicocele: cosa sono?

L’idrocele è un accumulo di liquido nella zona che riveste il testicolo (tunica o tonaca vaginale), creando quindi un maggior volume in quella parte dello scroto. Può essere primario, cioè congenito, che spesso si risolve nei primi mesi dopo la nascita, oppure secondario, cioè dovuto ad altre patologie come ernie inguinali, infiammazioni o torsione del testicolo, oppure ancora idiopatico, cioè a insorgenza graduale e senza cause apparenti.

Il varicocele colpisce le vene testicolari, che hanno il compito di drenare il sangue dal testicolo, e le dilata; in particolare viene colpita nella stragrande maggioranza dei casi la parte sinistra, a causa di caratteristiche intrinseche delle vie vascolari. Anche il varicocele può essere idiopatico o secondario: in questo caso si associa spesso a neoplasia renale.

I sintomi di idrocele e varicocele sono diversi: pur portando entrambi ad un certo livello di fastidio nella zona scrotale, l’idrocele è generalmente un rigonfiamento non doloroso; il varicocele, invece, può dare un senso di maggior pesantezza, soprattutto se si deve stare tanto in piedi oppure si svolgono attività sportive intense, come ad esempio il sollevamento pesi.

Cioè che invece accomuna maggiormente idrocele e varicocele è la terapia: queste patologie infatti vengono risolte entrambe per via chirurgica, efficace e risolutiva.

L’idrocele si risolve tramite asportazione (idrocelectomia), mentre il paziente è in anestesia totale o spinale; se è conseguente ad un’ernia inguinale, va prima rimossa quest’ultima.

Il varicocele si risolve o tramite un intervento classico, sotto anestesia, in cui vengono praticate un’incisione e una sezione della vana spermatica in modo da bloccare il reflusso del sangue, oppure tramite una terapia sclerosante per “chiudere” la vena.

In entrambi i casi, sarà lo specialista a individuare la giusta patologia e a stabilire, anche grazie ad esami come ecogragia scrotale ed eco color doppler, il corretto livello di gravità e il trattamento migliore.

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